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GRECIA educazione

 

GRECIA: educazione

L’apparizione della cultura greca segna un vero salto di qualità dopo le grandi culture orientali mesopotamiche ed egiziana. Essa costituisce la culla di tutta la tradizione occidentale; in essa ancora ci riconosciamo per gli aspetti essenziali della nostra attuale civiltà.

1.​​ Gli inizi.​​ Il primo autore a cui possiamo fare riferimento è il poeta​​ ​​ Omero, ma i contenuti dei poemi omerici e la loro elaborazione ci rimandano a un periodo anteriore, il cosiddetto Medioevo greco. Dobbiamo risalire al IX sec. a.C. per le origini della cultura greca, che si estese nel bacino in cui era fiorita la precedente cultura micenea. Nella sua formazione e nel suo sviluppo influiscono le tre stirpi greche, portatrici di indoli e caratteristiche culturali diverse, pur convergenti nello spirito ellenico: gli Ioni, i Dori e gli Eoli. Creatori di questa cultura sono via via i poeti, i filosofi, i politici.

2. La centralità dell’uomo.​​ L’elemento differenziante la cultura greca dalle culture pre-elleniche è la centralità dell’uomo, per cui possiamo dire che la G. è all’origine di una vera cultura umanistica; si è perciò potuto chiamare il popolo greco il popolo antropoplasta per eccellenza (Jaeger, 1991). Vi possiamo evidenziare la​​ scoperta​​ (l’intuizione) dell’intima natura e dignità dell’uomo, cantata già dai primi poeti con la suggestività del mito e la forza dell’epica, e approfondita successivamente dalla speculazione filosofica; la​​ celebrazione​​ dell’uomo nelle varie espressioni della letteratura e dell’arte, come pure nelle celebrazioni panelleniche, ricche di sport e di cultura; la creazione della​​ città dell’uomo​​ nelle​​ poleis​​ greche (tipica l’Atene di Pericle nel V sec.) e nella graduale affermazione della democrazia;​​ la formazione​​ dell’uomo, in quella​​ ​​ paideia​​ (formazione dell’uomo greco, appunto) che ha concretizzato nelle sue varie fasi e ha tramandato quella stessa cultura. La​​ paideia​​ è inscindibile dalle varie espressioni e dai vari contenuti di quella cultura, come pure dall’evoluzione della sua storia. In questo senso poeti, filosofi e politici sono gli educatori della G. In questa storia distinguiamo​​ un periodo arcaico​​ (non solo nel senso di​​ antico,​​ ma anche in quello di​​ arché​​ come principio generatore di quei paradigmi di umanità che resteranno fondamentali per tutta la storia greca);​​ un periodo aureo​​ nella creatività del V e IV sec. a.C.; e un periodo di diffusione e consolidamento,​​ il periodo ellenistico,​​ dopo la perdita dell’indipendenza delle città greche con l’occupazione macedone alla fine del IV sec. a.C.

3.​​ La formazione dell’uomo greco.​​ La formazione dell’uomo greco mira alla sua completezza: tutto l’uomo in tutte le sue potenzialità, in un intento di armonia, che è già presente nell’ideale dell’Eroe cantato da Omero, ma che si andrà perfezionando, superando fasi di predominio di alcuni aspetti, come quello militare e quello ginnico sportivo. Questa totalità è espressa in alcuni binomi cari alla tradizione della​​ paideia​​ greca. Il primo è​​ «ginnastica e musica».​​ Con​​ ginnastica​​ si indica la cultura del corpo, che caratterizza la formazione greca in tutte le sue fasi, anche se con diverse accentuazioni; la ginnastica ha come maestro il​​ pedotriba.​​ Con​​ musica,​​ oltre al culto della musica in senso stretto, si indica tutto l’ambito della cultura, cioè delle discipline protette dalle muse; nella scuola ha come maestri il citarista, il​​ grammatico (didàskalos) e il retore. Un secondo binomio tocca più intimamente la portata della​​ paideia,​​ con due termini che qualificano l’idealità formativa greca: il​​ «bello»​​ e il​​ «buono»,​​ rispettivamente​​ kalòs​​ e​​ agathòs. «Buono»​​ indica la realizzazione di quel​​ valore​​ dell’uomo che i Greci fin dall’antichità omerica chiamavano​​ areté,​​ e che formava l’anèr agathòs.​​ In un primo momento si ritenne che il vero valore umano si potesse realizzare solo nell’aristocrazia (àristos,​​ superlativo di​​ agathòs),​​ ma con l’affermazione della democrazia e con l’apporto caratteristico dei​​ ​​ Sofisti nel V sec. a.C., si estende gradualmente a tutti i cittadini greci, superando quella che è stata chiamata la polemica sulla​​ insegnabilità dell’areté,​​ cioè sulla possibilità di conseguire​​ areté​​ per via di educazione​​ «Bello»​​ – concetto così caratteristico del senso estetico e dell’arte e della letteratura greca – indica in primo luogo la bellezza fisica nella cura del corpo e nel culto della corporeità, pur nella ricerca della completezza della formazione; ma raggiunge, particolarmente nell’apporto dei filosofi, quel valore di interiorità che lo rende inscindibile e in parte quasi sinonimo del valore umano espresso dal termine​​ agathòs.​​ Perciò i due termini vengono fusi in quello più comprensivo di​​ kalokagathìa​​ (unione di​​ kalòs​​ e​​ agathòs).​​ Come si vede, il greco guarda all’ideale​​ di uomo (in certo senso all’idea); ciò porta a una minore attenzione alla realtà del bambino e alla processualità del fatto educativo, con la conseguente caratteristica di​​ ​​ adultismo​​ della pedagogia greca. Altra conseguenza è il considerare elementi di​​ paideia​​ solo gli aspetti​​ liberali​​ della vita (lo sport, le lettere, la musica, la filosofia, la politica) non le pur fiorenti attività produttive e commerciali. Di questa​​ paideia della kalokagathìa​​ la città di Atene resta la capitale e la maestra, anche quando la rivale dorica Sparta, dalla seconda metà del VI sec. a.C., si chiude in un rigido militarismo e si emargina dall’evoluzione democratica della​​ paideia.

4.​​ Paradigmi ideali di paideia.​​ Si è accennato a una sostanziale unitarietà dell’ideale greco. In essa si deve però rilevare la diversità delle realizzazioni, sia per l’evolvere stesso della cultura greca, sia per l’originalità dell’apporto dei vari poeti e pensatori. Si può così cogliere la varietà di​​ paradigmi,​​ che interpretano e arricchiscono il quadro della​​ paideia:​​ diversi modi di attuare l’ideale dell’anèr agathòs,​​ sia diacronicamente, sia sincronicamente, con l’accentuazione o anche la contrapposizione di diversi elementi dell’ideale greco, nella diversa ricerca dell’armonia della formazione. Dal loro insieme si ha la visione complessa e ricca della​​ paideia.​​ Un rapido accenno ci porta ad evidenziare i seguenti​​ paradigmi ideali:​​ a) quello dell’Eroe​​ cantato da Omero (sec. VIII-VII), che rimane paradigma fontale per tutta la storia della​​ paideia;​​ b) quello del​​ contadino,​​ cantato da​​ ​​ Esiodo (sec. VII), con intento educativo, ma con applicazione diversa da quella di Omero: l’areté​​ del lavoro; c) quello del​​ soldato,​​ cantato nel sec. VII da Tirteo a Sparta e da Callino a Efeso; d) quello dello sportivo, cantato nel sec. V da Pindaro; e) quello del​​ cittadino:​​ ideale comune e prioritario, con accentuazioni diverse, a tutte le correnti di​​ paideia,​​ a cominciare dal politico / poeta Solone (Arconte ad Atene nel 594 a.C.); f) quello del​​ retore,​​ forgiato dai Sofisti del V sec. e perfezionato da​​ ​​ Isocrate (V-IV sec.); g) quello del​​ filosofo,​​ che ha avuto in​​ ​​ Platone la sua espressione più elevata. Nell’ideale retorico e in quello filosofico si affermano nel IV sec. le due scuole, in parte contrapposte, che raccolgono l’apporto di tutta l’evoluzione della​​ paideia​​ e ne tramandano l’eredità ai secoli successivi.

5.​​ La scuola.​​ Nell’attuazione dell’educazione greca, in particolare con il suo allargamento popolare all’affermarsi della democrazia, una parte importante ha l’istituzione della scuola.​​ Essa inizia alla fine del V sec. e ha la sua più compiuta organizzazione nel periodo ellenistico, nei tre gradi: la scuola primaria (o scuola del​​ didàskalos);​​ la scuola secondaria (o scuola del​​ grammatikòs);​​ la scuola (superiore) di retorica. A queste scuole, più comuni, se ne aggiungono altre di tipo più elitario, in particolare le scuole di filosofia e quelle di medicina. Attraverso la diffusione della scuola, la cultura greca raggiunge la massima espansione, anche con l’appoggio dell’universalismo di Roma, conquistata essa stessa da quella cultura (​​ storia della scuola). Nel clima culturale della​​ paideia​​ appare il​​ ​​ Cristianesimo, che in essa ha la prima​​ ​​ inculturazione, accogliendone molti aspetti positivi e dandovi un proprio apporto per una più completa formazione dell’uomo in quella che S. Clemente Romano chiama​​ en Christò paideia.

Bibliografia

Galino M. A.,​​ Historia de la educación. Edades antigua y media,​​ Madrid, Gredos,​​ 1988; Golden M.,​​ Children and childhood in classical Athens,​​ Baltimore, Maryland, John Hopkins University Press, 1990; Jaeger W.,​​ Paideia.​​ La formazione​​ dell’uomo greco,​​ Scandicci (FI), La Nuova Italia, 1991; Marrou H. I.,​​ Storia dell’educazione nell’antichità,​​ trad. it. di U. Massi, Roma, Studium, 1994; Prellezo J. M. - R. Lanfranchi,​​ Educazione e pedagogia nei solchi della storia,​​ vol. 1:​​ Dall’educazione antica alle soglie dell’Umanesimo,​​ Torino, SEI, 2004.

M. Simoncelli​​