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GIUSSANI Luigi

 

GIUSSANI Luigi

n. a Desio (Milano) nel 1922 - m. a Milano nel 2005, sacerdote, educatore, fondatore del movimento Comunione e Liberazione (CL).​​ 

1. Presso la Facoltà Teologica di Venegono Inferiore G. riceve una solida formazione culturale e teologica. Allo studio si accompagnano l’amore per la letteratura (in particolare per la poesia di Leopardi), l’arte e la musica; la conferma della ragionevolezza e della verità dell’educazione cristiana ricevuta in famiglia; la scoperta del Cristianesimo come avvenimento di grazia che risponde all’inquietudine religiosa dell’uomo. Di fronte ai primi segni della secolarizzazione, G. decide di dedicarsi all’insegnamento della religione e alla presenza cristiana fra i giovani. Nel 1954 dà vita a Gioventù Studentesca (GS), primo nucleo di CL. Dopo un decennio di insegnamento nel Liceo classico «Berchet» di Milano, nel 1964 passa alla cattedra di Introduzione alla Teologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Svolge un’intensa attività educativa e pubblicistica, dimostrando fin dai primi tempi un’esplicita attenzione per le questioni educative come documentano articoli e saggi di varia mole, fra cui le voci «Educazione» per l’Enciclopedia cattolica​​ e «Adolescente, famiglia, scuola» per l’Enciclopedia dell’adolescenza. Si tratta di testi nati non a tavolino e con approccio pedagogico, bensì basati sull’esperienza di presenza e di testimonianza cristiana, vissuta insieme agli studenti e agli adulti che, col passare degli anni, si legano a lui, formando comunità cristiane progressivamente sparse in tutta Italia. Nel 1972 esse assumono il nome di CL. Nel 1977 G. sistematizza la propria visione educativa nel volume​​ Il rischio educativo​​ (successive ed.: 1995 e 2005). La trilogia denominata​​ Percorso, nata dalle lezioni a scuola e in università –​​ Il senso religioso,​​ All’origine della pretesa cristiana,​​ Perché la Chiesa​​ – conosce larga diffusione e viene tradotta in diverse lingue. Nel 1993 fonda la collana «I libri dello spirito cristiano» (Rizzoli) e nel 1997 la collana discografica «Spirito gentil». Muore nel febbraio 2005.​​ 

2. La riflessione religiosa e educativa di G. si svolge intorno ad un doppio baricentro: la coltivazione del senso religioso e la sfida / accettazione del rischio implicito nell’esercizio della libertà e della volontà. Ogni uomo, per il fatto stesso di esistere, afferma nella sua vita, anche inconsciamente, un significato per cui vale la pena di vivere. È questo il «senso religioso» intrinseco ad ogni esperienza umana: è la condizione stessa dell’uomo che mette in moto gli interrogativi ultimi sul significato. Se il senso religioso è così comune, perché gli uomini incontrano tanta difficoltà nell’identificare nell’esistenza del Mistero l’esistenza di Dio e cioè del significato che è «oltre l’uomo»? La risposta è semplice: l’uomo non è disposto ad accettare la categoria del «rischio», presumendo di essere in grado egli stesso e da solo di trovare tutte le risposte necessarie per dare il senso alla vita. Con l’espressione «rischio» G. intende un duplice atteggiamento: il rischio come la capacità dell’uomo di sfuggire alla doppia tentazione dell’arroganza razionalistica e dello scetticismo sistematico e, per un altro verso, il rischio come disponibilità ad accettare di «mettersi in gioco» e cioè di lasciarsi pervadere da ciò che potrebbe sconvolgere la vita ordinaria. Il rischio si configura, in altre parole, come la metafora dell’uomo che accetta di provarsi e di congiungere nella propria vita ragione e volontà (non solo l’intuizione del senso religioso, ma anche la volontà di esplorarlo e approfondirlo), che esercita la propria libertà non per ampliare la presunzione del proprio dominio, ma per conquistare un livello più profondo di conoscenza del Mistero e cioè di Dio (la libertà come liberazione dai vincoli che condizionano l’uomo, aprendogli una conoscenza più profonda). L’esperienza religiosa e l’avventura educativa passano attraverso la piena dedizione di sé, dal momento che il principio di obbedienza (da non confondere con l’atteggiamento di subordinazione o di sottomissione) racchiude in sé la volontà di accettare che Dio sia, in ogni cosa, il riferimento decisivo, l’unità di misura e il criterio ideale della propria vita. Per G. educare è perciò «aiutare l’animo dell’uomo a entrare nella totalità della realtà» (la realtà come esperienza quotidiana e realtà come Mistero che ci trascende), accettando la funzione orientatrice di un’autorità (non opprimente, ma liberante in quanto fondata sulla parola di Dio) e sperimentando la dimensione del rischio e l’esercizio della libertà. È attraverso questa duplice esperienza che la persona si scopre parte del progetto di Dio. L’educazione è perciò «la proposta di una risposta» da vivere come evento personale nel quale interagiscono intelligenza, affettività, intersoggettività (comunione con gli altri), apertura al trascendente.

Bibliografia

a)​​ Fonti: L.G.,​​ Opere. 1966-1992, Milano, Jaca Book, 1994;​​ Il cammino al vero è un’esperienza, Torino, SEI, 1995;​​ Realtà e giovinezza. La sfida, Ibid., 1995;​​ Primi scritti, a cura di E. Buzzi, Genova, Marietti, 1997;​​ Avvenimento di libertà, Ibid., 2002. b)​​ Studi: su G. limitatamente agli aspetti di carattere più specificamente educativo: numerosi riferimenti in Camisasca M.,​​ Comunione e Liberazione, 3 voll., Cinisello Balsamo (MI), San Paolo, 2001-2006; Chiosso G.,​​ Teorie dell’educazione e della formazione, Milano, Mondadori-Università, 2003; Scola A.,​​ Un pensiero sorgivo. Sugli scritti di L.G., Genova, Marietti, 2004; Id.,​​ Il rischio educativo di L.G., in «Atlandide» (2006) 53-61.

G. Chiosso