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GIRARD Grégoire

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GIRARD Grégoire

n. a Friburgo nel 1765 - m. ivi nel 1850, educatore e pedagogista svizzero.

Membro di una famiglia numerosa e benestante, riceve un positivo influsso dalla madre e dall’ambiente familiare. Terminati gli studi superiori (1781) si fa francescano e nel 1788 è sacerdote. Nel 1798 partecipa al concorso indetto dalla Repubblica Elvetica per riorganizzare cultura e scuola: lo vince presentando il​​ Progetto di educazione pubblica.​​ Nel 1804 è prefetto delle scuole francesi a Friburgo e organizza le scuole popolari. Nel 1809 è scelto come membro della commissione ispettiva all’Istituto di Yverdon e nel 1810 ne presenta la​​ Relazione,​​ che risulta il miglior scritto sul metodo di​​ ​​ Pestalozzi avendone colto e compreso i principi ispiratori. Conosciuto il metodo di​​ ​​ mutuo insegnamento, nel 1816 lo introduce nelle sue scuole con alcune modifiche (insegnamento misto). Scrive​​ Grammatica per le scuole rurali​​ (1821). Nel clima della restaurazione il metodo da lui usato è visto con sospetto. Il Consiglio municipale di Friburgo delibera l’abolizione del mutuo insegnamento: G. si dimette insieme ai suoi maestri. Si ritira a Lucerna, dove inizia a scrivere il​​ Corso di lingua,​​ organizza la scuola locale dei poveri e quella nei cantoni di montagna. Nel 1827 pubblica​​ Guida di Friburgo​​ giudicata un’esemplare lezione attiva di geografia, di storia e studio dell’ambiente. Nel 1840 riceve la nomina a Cavaliere della Legion d’Onore francese per le sue opere pedagogiche e nel 1844 il premio Monthyon dell’Accademia Francese per l’opera​​ Insegnamento regolare della lingua materna.​​ Molti pedagogisti europei visitano le sue scuole. Notevole l’influsso di G. sulle scuole popolari del Risorgimento italiano.

Bibliografia

a)​​ Fonti:​​ le opere di G. sono edite a cura della​​ Société Fribourgeoise d’Éducation, Édition du Centenaire, Fribourg, S. Paul,​​ 1948. b)​​ Studi: Petrini E.,​​ L’opera e il pensiero di padre G.,​​ Brescia, La Scuola, 1960;​​ Weisskopf T., «Pater G.G. aus protestantischer Sicht», in​​ Bildungspolitik im schweizerischen Föderalismus, Bern, Haupt Verlag, 1985, 175-186.

R. Lanfranchi




GIROLAMO

 

GIROLAMO

n. a Stridone nel 347 ca. - m. a Betlemme nel 419 / 420, monaco e scrittore latino, santo.

1. G., compiuti brillantemente gli studi letterari, a Roma si convertì al cristianesimo, si dedicò alla vita monastica e seppe infondere entusiasmo per gli ideali della vita ascetica e per lo studio biblico a nobildonne romane del IV sec. Da Roma, ove era segretario di papa Damaso (382-385), si recò poi a Betlemme e per circa trent’anni continuò a svolgere un’intensa attività come formatore di anime e insegnante di fanciulli, per educarli al cristianesimo e alla cultura classica. Mise al servizio della Chiesa la sua vasta cultura, scrivendo varie opere esegetiche, dogmatico-polemiche (contro gli eretici del tempo), storiche e agiografiche, un vasto epistolario (uno fra i migliori della letteratura latina e testimonianza preziosa delle sue vicende personali e della società a lui contemporanea) e diverse opere di revisione e traduzione, soprattutto di testi biblici (la​​ Volgata)​​ e di autori greci.

2. Il pensiero pedagogico di G. è espresso principalmente nelle​​ Lettere​​ 107 e 128, piccoli gioielli di pedagogia pratica. Trattano della formazione di ragazze cristiane e sono scritte con intensità espressiva, con conoscenza della psicologia dell’animo femminile e dell’età evolutiva. Le principali idee si possono così sintetizzare: a) Educazione integrale della persona umana, tenendo conto dei vari aspetti che concorrono alla formazione del fanciullo: la preghiera, lo studio, il lavoro manuale, il gioco. b) Particolare sottolineatura della dimensione e dei valori religiosi, mettendo al centro la Parola di Dio e proponendo modelli di santità cristiana. c) Apertura alla dimensione culturale, pur con un prudente atteggiamento verso la cultura pagana. d) Clima di serenità e di fiducia, di ottimismo e di incoraggiamento, di apertura ai valori culturali, ma anche prevenzione dalle occasioni peccaminose ed esclusione di compagnie equivoche (G. si rivolge ad una fanciulla già consacrata a Cristo). e) Il ruolo insostituibile e fondamentale dei genitori, i quali riusciranno ad «educare più con l’esempio che con le parole» (Ep.​​ 107,9) e dovranno scegliere come maestri e precettori persone fidate moralmente e culturalmente.

3. Sono particolarmente significativi e innovativi i seguenti orientamenti e intuizioni pedagogiche: a) L’importanza data all’educazione fin dalla prima infanzia, creando un ambiente favorevole per lo sviluppo armonico del bambino. b) Il valore dell’educazione della donna (per lo più disatteso nell’antichità), riconoscendole il diritto di avere una formazione completa in tutti i campi e di potersi dedicare all’attività intellettuale. c) Conciliazione tra l’insegnamento tradizionale romano (​​ Quintiliano) e la novità cristiana: valorizzazione della cultura classica, con l’innesto però del cristianesimo.​​ 

Bibliografia

a)​​ Fonti:​​ Labourt J.,​​ Les lettres de S. Jérôme,​​ 8 voll., Paris, Les Belles Lettres,​​ 1949-1963 (trad. it.: Cola S.,​​ S.G. Le Lettere,​​ 4 voll., Roma, Città Nuova, 1962-64. b)​​ Studi:​​ Mincione G.,​​ La pedagogia dell’infanzia e della fanciullezza nelle lettere 107 e 128 di S.G.,​​ in «Pedagogia e Vita» 47 (1985 / 86) 309-321; Lanfranchi R.,​​ San G. e l’educazione della donna, in J. M. Prellezo e R. Lanfranchi,​​ Educazione e pedagogia nei solchi della storia, vol. I., Torino, SEI, 1996, 184-191; Maritano M., «La cura del corpo nelle “lettere pedagogiche” di G.​​ (Epp. 107. 128)», in E. dal Covolo - I. Giannetto (Edd.),​​ Cultura e promozione umana. La cura del corpo e dello spirito nell’antichità classica e nei primi secoli cristiani. Un magistero ancora attuale?,​​ Troina, Oasi, 1998, 309-339; Milazzo V.,​​ Educare una vergine. Precetti e modelli in Ambrogio e G., Catania, Tip. Universitaria, 2002.

M. Maritano