EGOCENTRISMO
EGOCENTRISMO
Con il termine e. vengono definite alcune forme di comportamento poste in atto dalla persona in dipendenza di una particolare visione del mondo circostante unicamente dal proprio punto di vista e solo in rapporto a se stessa.
1. L’e. assume forme diverse nelle varie età in relazione allo sviluppo cognitivo della persona. Se ne può individuare una prima, caratteristica del periodo che va dalla nascita ai due anni, della quale il bambino non è consapevole in quanto, a causa dell’età, non ha ancora acquisito la percezione di sé come persona separata dagli altri e conseguentemente il suo modo di esprimersi e di comportarsi rispecchia questo stadio di sviluppo. La seconda forma, tipica del periodo che va dai due ai sei anni circa, si può individuare osservando il particolare uso del → linguaggio che viene fatto dal bambino non per comunicare con gli altri o per informare, ma che rispecchia, invece, la sua incapacità di porsi dal punto di vista dell’altro e che mostra come egli non avverta la necessità di far comprendere il proprio ragionamento agli altri. Nel bambino, inoltre, si individua un tipo di pensiero caratterizzato da grande concretezza ed irreversibilità; il suo modo di ragionare prende in considerazione isolatamente i vari momenti dell’esperienza, disinteressandosi del tutto dell’effetto che le sue comunicazioni possono avere sull’altro, secondo la tipica modalità del pensiero non ancora socializzato. Si può dire che il soggetto è incapace di rendersi conto che il proprio punto di vista è solo uno fra i vari modi di vedere le cose e che ne esistono molti altri. Un terzo tipo di e. è individuabile nel periodo adolescenziale, in cui compare la cosiddetta «onnipotenza del pensiero» che sembra spiegare quella che si ritiene sia la caratteristica di questa età in cui dominano un grande idealismo ed una enorme fiducia nelle proprie possibilità e capacità. In questo periodo il soggetto ha però la possibilità cognitiva di riesaminare le sue posizioni nei riguardi delle idee espresse dagli altri e della realtà, per cui potrebbe, volendo, superare la posizione egocentrica.
2. Infine vi è l’e. dell’ → adulto nel quale si possono individuare sia gli aspetti descritti e che si presentano quindi come forme di un precedente tipo di e., non ancora superato, sia forme di rigidità di giudizi, di atteggiamenti e di comportamenti poco flessibili ed aperti alla revisione. Queste modalità sono più difficili da identificare come forme di e. in quanto possono apparire quali aspetti specifici della personalità individuale. In sostanza si può dedurre che l’e. aumenta quando la persona percepisce di non avere a disposizione altre modalità per far fronte alle difficoltà della vita che si presentano in forma per lei nuova, mentre diminuisce quando essa sente di possedere una certa sicurezza personale che le permette di riesaminare i propri punti di vista e le proprie modalità d’essere senza timore di venir sopraffatta dalle situazioni e dalle persone dell’ambiente circostante.
Bibliografia
Elkind D., Egocentrism in adolescence, in «Child Development» 38 (1967) 1025-1034; Flavell J. H., La mente. Dalla nascita all’adolescenza nel pensiero di J. Piaget, Roma, Astrolabio, 1971; Aebli H. - L. Montada - U. Schneider, L’e. del bambino, Firenze, La Nuova Italia, 1976.
W. Visconti