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DIPARTIMENTO

 

DIPARTIMENTO

Nell’​​ ​​ istruzione superiore il d. si definisce come l’organizzazione di uno o più settori di ricerca omogenei per fini o per metodo e dei relativi insegnamenti anche afferenti a più facoltà. È presente anche nella scuola secondaria dove indica un’articolazione interna del corpo docente per aree disciplinari o interdisciplinari: il d. contribuisce alle interrelazioni sociali e professionali degli insegnanti e offre una sede per decisioni importanti sui corsi.

1. Nell’Europa continentale l’organizzazione dell’istruzione superiore è fondata tradizionalmente sulle facoltà, e solo di recente ha adottato anche la formula dei d. Questi ultimi erano l’unità di base in Gran Bretagna all’inizio del ’900 e negli Stati Uniti dal sec. XIX.

2. In Italia, dopo la creazione dello Stato unitario, le facoltà hanno fornito la struttura fondamentale delle​​ ​​ università con funzioni organizzative primariamente riguardo all’insegnamento e in secondo luogo alla ricerca. Circa quest’ultima furono col tempo creati gli istituti che hanno registrato una grande espansione dagli anni ’60. Tale modello organizzativo della ricerca comportava, però, irrazionalità, sprechi, sovrapposizioni di competenze e difficoltà di programmazione. Per ovviare a tali limiti veniva avanzata la proposta di introdurre i d. e il dibattito ha trovato una soluzione di compromesso con la L. n. 382 / 80, che ha autorizzato la sperimentazione dei d. La normativa li prevede come facoltativi, sottopone la loro costituzione a vari controlli di fattibilità, ne focalizza la competenza sulla ricerca, riconosce la loro autonomia amministrativa e stabilisce un numero minimo di docenti e di ricercatori per la loro costituzione. Tale innovazione ha aperto la strada per la creazione di d. di​​ ​​ scienze dell’educazione, che rendono possibile la ricerca, sostengono l’insegnamento e sono divenuti centri di educazione permanente.

Bibliografia

Gattullo M., «Crisi e cambiamento dell’Università», in R. Moscati,​​ La sociologia dell’educazione in Italia,​​ Bologna, Zanichelli, 1989, 88-117; Clark B. R. - G. Neave (Edd.),​​ The International encyclopedia of higher education,​​ Oxford, Pergamon Press, 1992; Associazione Treellle,​​ Università italiana,​​ università europea, 2003, quaderno 3, 8-182; Torcivia S.,​​ L’autonomia dei d. universitari, Bologna, Giappichelli, 2003; Elevati C. - F. Lanzoni,​​ 3+2= La nuova università, Milano, Alpha Test, 2004.

G. Malizia




DIPENDENZA DA INTERNET

 

DIPENDENZA DA INTERNET

Per d.d.I. (IAD o Internet Addiction Disorder) si intende una psicopatologia che si presenta in misura notevolmente crescente, in persone affette da sindromi organizzate e note clinicamente come disturbi di personalità, specialmente del tipo ossessivo-compulsivo e dipendente, come depressione e distimia, come DOC (disturbo ossessivo-compulsivo) e infine come fobia sociale e difficoltà nella socializzazione con conseguente ritiro o isolamento sociale.

1. IAD​​ (Internet Addiction Disorder) è l’acronimo che identifica la sindrome da d.d.I. Reale quanto l’alcolismo, provoca gli stessi disagi e le stesse conseguenze di altre patologie da d. (Cantelmi e D’Andrea, 2000). Colpisce la fascia di utenza che va dai 15 ai 40 anni. L’evidente quadro sintomatologico del disagio si manifesta con difficoltà relazionali, eccessivo attaccamento al computer e all’essere sempre connessi (to be always on); inganno circa il tempo trascorso in Rete, ansia e depressione e progressivo allontanamento da qualsiasi altra attività da tempo libero. Inoltre, si manifesta con la fuga, l’isolamento, l’allontanamento dalla realtà, il rifugio nel mondo virtuale con la conseguente rottura delle relazioni sociali più vicine. Secondo Cantelmi e D’Andrea (2000), tra le nuove dipendenze maggiormente più diffuse c’è​​ la d. da​​ cyber-relazioni​​ (cyber relationship addiction),​​ la d. dai giochi online della tipologia​​ MUD​​ (Muds addiction), la d. da informazioni (information overload addiction), il​​ tech-abuse​​ e la​​ trance​​ dissociativa da (Cantelmi e Giardina Grifo, 2002).

2. La comunicazione​​ online, caratterizzata da velocità, immediatezza, economicità, anonimità, facile gruppalità, può avviare le giovani personalità in formazione – quando eccessiva – verso situazioni di d. La Rete affascina i giovani e i giovanissimi per la sua vastità e per l’interattività, ma soprattutto per l’offerta di relazionalità. La Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive (SIIPAC), nella sezione Internet, denuncia che in Italia un adolescente su tre (il 27%) è affetto da patologie da d. L’età a rischio è compresa tra i 13 e i 17 anni e per le nuove droghe non servono sostanze, basta un computer. Il vizio ha radici precoci e si parla di assuefazione e crisi di astinenza da​​ videogame​​ già per bambini di 7 / 8 anni. Quelle che vengono classificate come patologie di d.d.I. si manifestano a livello somatico e comportamentale con manifestazioni riconducibili alla d. vera e propria e, nei casi estremi, anche alla dissociazione.

Bibliografia

Young K.,​​ Caught in the net: how to recognize the signs of Internet addiction and a winning strategy for recovery,​​ New York (NY), John Wiley and Sons, 1998; Cantelmi T. - A. D’Andrea, «Fenomeni psicopatologici Internet-correlati: osservazioni cliniche»,​​ in T. Cantelmi (Ed.),​​ La mente in Internet.​​ Psicopatologie delle condotte on-line,​​ Padova, Piccin, 2000, 55-93; Cantelmi T. - L. Giardina Grifo,​​ La mente virtuale. L’affascinante ragnatela di Internet,​​ Cinisello Balsamo, San Paolo, 2002.

C. Cangià