CONGREGAZIONI INSEGNANTI MASCHILI
CONGREGAZIONI INSEGNANTI MASCHILI
Ci si limita, in questa sede, a citare quelle fondazioni per le quali l’attività dell’ → insegnamento ebbe un rilievo notevole, pur non costituendo l’unico campo d’azione. Per secoli, esse ebbero quasi esclusivamente in mano l’educazione della gioventù, rendendosi al contempo benemerite per la conservazione del patrimonio rappresentato dalla cultura classica.
1. Lasciando da parte le Scuole episcopali, già presenti nei primi secoli del Cristianesimo, e le stesse Scuole monastiche e abbaziali (→ Medioevo), è da ricordare che gradualmente sorsero anche scuole per esterni: in un certo senso nelle scuole dei grandi chiostri potrebbe essere colto il germe dei futuri ginnasi, licei, università, così come nelle scuole dei piccoli chiostri, nelle quali si insegnava a leggere, a scrivere e 1’ → abaco, c’era la base dell’educazione elementare. Ma la nostra attenzione si fissa su quelle fondazioni che avevano la finalità educativa chiaramente esplicitata nelle stesse Regole. Degna di ricordo l’opera svolta dalla C. dei Fratelli della vita comune, ispirantesi alla Regola di s. → Agostino, fondata nel 1340 da Gerardo Groot, olandese, alla quale spetta il merito di avere istituito scuole per i fanciulli e le fanciulle delle classi popolari, ed in seguito una scuola anche per i figli di famiglie agiate; acquistò grande importanza la scuola di Deventer, dalla quale uscirono personalità di rilievo (basti pensare a Tommaso da Kempis, a Rodolfo Agricola, a Giovanni Sturm, ad → Erasmo da Rotterdam).
2. Agli inizi dell’età moderna (nel periodo delle Riforme) è tutto un fiorire di iniziative destinate ad un notevole sviluppo nel campo dell’educazione e della scuola. a) Compagnia (C.) dei Chierici Regolari di Somasca. Fondatore (1546) Emiliani (o → Miani). Scopo fondamentale la cura degli orfani, assai numerosi allora per l’infuriare delle guerre in Lombardia e nel Veneto. L’istituzione prevedeva la presenza anche di un lettore (o maestro), e di un solizitador, addetto alla cura dell’attività lavorativa dei fanciulli. Pur mancando notizie dirette e sicure sul tenore di vita e sulle regole introdotte dal Santo nei suoi orfanotrofi, dalla lettura di testi da lui stesso redatti ci si può formare un’idea abbastanza chiara di quali fossero le finalità ed il metodo seguito. Il Miani raccomandava che ci si accertasse «se i putti lezino et recitano». Oltre alla formazione religiosa ed a quella intellettuale, il Capitolo del 1538 disponeva: «li figlioli piccoli e mezzani, i quali lavorano, si faccian leggere la mattina per lo spazio quasi di un’ora, e lo stesso la sera». Quali i lavori? «arte dei teloni o de spagliere [...], gucchiar barette [...] far della trezza di capelli». Testo fondamentale è rappresentato dagli Ordini per educare li poveri orfanelli conforme si governano dalli R.R. Padri della Compagnia di Somasca (Milano, 1620): citiamo una frase che sintetizza gli aspetti del processo educativo. Dottrina cristiana, leggere, scrivere, abaco, in qualche sede «musica e concerto di sonare», e si aggiunge (cosa di grande rilievo dalla angolatura pedagogica) «acciò che con la comodità di diverse arti e virtù possa ognuno seguire la propia inclinazione, e procacciarsi il vitto honoratamente quando saranno fuori dall’hospitale». Discorso analogo vale per le fanciulle. La cura degli orfani fu il campo primo e principale della C. (cosa ribadita nelle Costituzioni del 1677). Ma i Somaschi svolsero notevole attività educativa anche fra le classi nobili: basti citare la decisione di papa Clemente VIII di affidare a loro la direzione del Collegio Clementino in Roma nel 1595. La scelta era più che giustificata; leggiamo nella Bulla erectionis che i Somaschi erano «educationi juventutis ex professo et peculiari instituto vacare soliti», e che avevano dato prove indiscusse in molte città d’Italia, et «praesertim in civitate Venetiarum». Nel citato collegio (dal quale uscì pure un papa, Benedetto XIV) si poté costruire quel metodo di studi che ebbe una prima redazione nel 1741, senza dimenticare che l’importanza di un metodo era stata affermata nelle Costituzioni del 1626. La struttura delle scuole presso i Somaschi si differenziava dal quinquennio previsto dalla → Ratio studiorum dei collegi gesuiti, in quanto non si fissavano limiti precisi per gli anni di → grammatica, perché ci si voleva garantire che gli allievi passassero allo studio dei classici solo se in possesso di sicure conoscenze grammaticali. Rilevante la parte dedicata alle doti che i maestri avrebbero dovuto possedere: onestà di costumi, solida formazione religiosa, accurata preparazione professionale. b) Chierici Regolari di S. Paolo (→ Barnabiti). Fondatore Antonio Maria Zaccaria (1502-1539). Nelle Costituzioni si faceva divieto ai fratelli di studiare le arti liberali. Non mancano tuttavia spunti di notevole interesse pedagogico: «Sappiate tutti, che è melio lezer pocho et quello masticarlo bene, che trascorrere et vedere molte cose, et più authori, perché questo è più presto pascere la curiosità che studiare». I Barnabiti furono a lungo restii ad accettare alunni esterni nei propri collegi: un mutamento lo si ebbe con p. Bascapè (1584-1593). Destinatari dell’opera educativa furono prevalentemente (anche se non esclusivamente) gli appartenenti alle classi nobili. c) Le Scuole Pie (→ Scolopi). L’apostolato educativo del Calasanzio (→ Calasanz) si può fare iniziare con il 1595, ed i destinatari furono in un primo tempo quasi esclusivamente i fanciulli appartenenti alle classi popolari: a lui, per comune consenso, spetta il merito di avere fondato nel 1597, in uno dei quartieri più poveri di Roma, «la prima scuola popolare in Europa». d) I → Fratelli delle Scuole Cristiane, istituiti dal → La Salle, continuarono in Francia l’opera del Calasanzio, dedicandosi all’educazione ed educazione dei fanciulli delle classi media ed infima. Svolsero la loro attività anche in scuole d’arti e mestieri, con il divieto assoluto dello studio del latino (da ciò il nome loro dato di «Ignorantelli»). e) La Compagnia di Gesù (→ Gesuiti), istituita da Ignazio di → Loyola, fu quella che acquistò la massima importanza e la massima diffusione nel periodo controriformista.
3. Altre esperienze e fondazioni. Tra molte altre, andrebbero ricordate: l’Oratorio di s. Francesco di Sales e la Società Salesiana (1859) di don → Bosco, che fu tra i primi ad istituire scuole serali gratuite per operai, nonché scuole d’arti e mestieri (→ Salesiani); la C. dei Chierici secolari delle scuole della Carità dei fratelli Cavanis a Venezia.
Bibliografia
oltre alle varie «voci» specifiche nella Enciclopedia pedagogica, a cura di M. Laeng (Brescia, La Scuola, 1989-2003) e nel Dizionario degli Istituti di Perfezione (Roma, 1974), si rinvia al fondamentale lavoro di Escobar M., Ordini e c. religiose, Torino, SEI, 1951-1953. Utile la consultazione dei contributi dedicati alle varie fondazioni, in Nuove questioni di storia della pedagogia, Brescia, La Scuola, 1977 e nell’Enciclopedia filosofica, Milano, Bompiani / Fondaz. C.S.F. Gallarate, 2006.
F. De Vivo