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BISOGNI

 

BISOGNI

Il concetto di b. denota una tensione, cioè uno scarto provato da un individuo o da un gruppo, tra le sfide che insorgono dalla vita e le risorse atte a colmarle e ripristinare l’equilibrio compromesso. Se le sfide riguardano l’ambito materiale della vita e quindi la sopravvivenza, si parla di b. primari (di cibo, aria, calore, salute ecc.) mentre quando si riferiscono a oggetti culturali diventano sociali (di educazione, sicurezza, abitazione, salute, ecc.); le sfide che si originano dal desiderio di realizzare la natura e l’esistenza umana possono essere descritte come b. post-materiali (relazionali, di amicizia, trascendenza, auto-realizzazione, significato della vita ecc.).

1.​​ Approcci di studio dei b.​​ Gli approcci in base ai quali vengono studiati i b. possono essere divisi tra oggettivisti, soggettivisti e realisti. L’approccio oggettivista o naturalistico riconosce una forte connessione tra natura umana e b. ed è rappresentato principalmente dalle correnti positiviste e funzionaliste. L’approccio soggettivista o socializzante concepisce i b. come un prodotto dei rapporti umani che vengono elaborati nell’interazione. Viene rappresentato soprattutto dalle correnti interazioniste e dall’etnometodologia. L’approccio realista tenta di unire i due poli, riconoscendo che la realtà sociale esiste da sé, può essere oggettivamente studiata, ma viene prodotta dai soggetti sociali: a questi ultimi viene riconosciuta una autonomia nella elaborazione della cultura e nel cambiamento della struttura sociale. Possono essere considerate in questa prospettiva le concezioni umanistiche dei b. (​​ Maslow;​​ ​​ Frankl) che vedono l’uomo in continua ricerca per realizzare le proprie potenzialità, in quanto crea e dà sia come individuo che come persona, creando e ridando senso alla realtà sociale.

2.​​ Elementi del concetto di b.​​ All’interno delle diverse prospettive in base alle quali sono studiati i b., troviamo degli elementi comuni: a) la soggettività: il soggetto li riconosce e li prova, anche se non tutti i b. sono da lui identificati o avvertiti; b) la necessità: un’esigenza, un appello che deve essere appagato; c) la reattività: o la tendenza a reagire nei confronti del disagio fisico dettato dalla mancanza degli elementi di base per la sopravvivenza o delle spinte ad agire o pensare che hanno origini inconsce e che non sono dipendenti dalle proprie intenzioni; d) la proattività: cioè la tendenza allo sviluppo della propria natura umana, la quale è provvista di un’intenzionalità finalizzata al perseguimento degli obiettivi, fini e valori che la portano alla realizzazione di sé; e) la plasticità: o il continuo, anche se graduale, cambiamento dei b. e delle modalità della loro soddisfazione; f) la storicità: i b. possono essere soddisfatti da una larga gamma di risposte e il soggetto può appagare un determinato b. a prescindere dall’oggetto ritenuto ottimale alla sua realizzazione; g) l’organizzazione: in base ad una gerarchia che deriva dall’interiorizzazione e dalla condivisione dei valori culturali.

3.​​ Diverse prospettive.​​ I b. possono essere studiati secondo prospettive diverse. Alcuni sono riscontrabili nell’ambito della costituzione psichica dell’individuo e vengono denominati b. psicologici. Altri possono emergere con più intensità in determinate circostanze della vita, e quindi collegati allo sviluppo della persona e in questo senso si parla di b. formativi, sociali e educativi. I primi riguardano quella fase della formazione dell’individuo particolarmente collegata al percorso della preparazione ai compiti del mondo adulto (b. formativi); i secondi emergono più intensamente nel periodo adolescenziale (b. sociali); gli ultimi fanno riferimento al quadro dei valori e dei fini ai quali si deve rivolgere il progetto educativo (b. educativi).

4.​​ B. psicologici.​​ Nell’ambito psicologico i b. vengono spesso collegati all’idea di pulsione e intesi come una spinta di origine inconscia ad agire e a pensare, indipendentemente dalle intenzioni del soggetto, determinati da uno stato di carenza e tendenti alla ricerca di uno equilibrio perduto (Ronco, 1980, 30-44). I b. così intesi motivano l’individuo verso la ricerca di: a) un quadro di riferimento (b. di informazione), che si manifesta sia a livello elementare come necessità di stimolazione sensoriale, sia a livello più ampio come ricerca di un orizzonte di significato; b) sicurezza e sono dettati dalla necessità sia di differenziazione dall’ambiente conservando le proprie caratteristiche, sia di garanzia della propria adeguatezza e competenza riguardo al futuro prossimo o lontano; c) sviluppo di sé, prefigurato dalla spinta dell’uomo ad auto-realizzarsi come individuo e come persona, in quanto egli si sente orientato verso progetti, valori e aspirazioni ai quali rivolge le proprie decisioni e azioni; d) socialità, che consiste nell’integrazione della vita psichica dell’individuo con quella degli altri che lo circondano e che si manifesta nella coltivazione dell’amicizia, nella ricerca della stima e del dominio sugli altri; e) realizzazione dell’esistenza (b. esistenziali), che si traduce nella tendenza ad unificare valori, obiettivi e progetti attorno ad un fine unico che dà senso all’esistenza e motivazione alle azioni: si esprimono nei b. di significato e di trascendenza.

5.​​ B. formativi.​​ I b. formativi riguardano il processo secondo il quale la persona acquisisce gradualmente le competenze della vita adulta; tali processi sono una condizione essenziale perché il soggetto arrivi ad una personalità matura e sia in grado di decidere liberamente. I b. formativi e quelli educativi sono complementari in quanto la soddisfazione dei primi porta gradualmente alla realizzazione dei secondi. Tra i b. formativi relativi alla prospettiva evolutiva adolescenziale si distinguono: quelli di partecipazione e di accettazione che riguardano la socialità e la​​ ​​ stima di sé; di sicurezza, cioè della ricerca di un riferimento nelle persone significative; di comprensione, cioè dello sforzo di comprendere se stesso e gli altri; di indipendenza, o di ricerca sia di autonomia nei confronti dei genitori, sia di nuovi rapporti sociali al di fuori del gruppo familiare; di conoscenza, che si situa tra curiosità esplorativa, ricerca di comprensione intellettuale del mondo e spirito di avventura; di significatività o di ricercare un senso alla propria esistenza attraverso la messa a disposizione di un quadro di riferimento valoriale, di principi e di obiettivi; di amore o di investimento nell’ambito relazionale, affettivo e sessuale (Poletti, 1988, 84-85).

6.​​ B. sociali.​​ Vengono spesso intesi sia come b. necessari alla sopravvivenza del gruppo sociale (di abitazione, di salute, di alimentazione, di educazione), sia come b. che riguardano l’ambito relazionale. Alla soddisfazione dei primi provvedono apposite istituzioni sociali come la famiglia, il lavoro, la scuola. Quanto alla seconda accezione, nell’ambito relazionale, riguardano la ricerca di confronto tra la propria soggettività e quella degli altri, di rapporti gratificanti e durevoli di amicizia, di imporsi sugli altri attraverso l’appartenenza a gruppi e l’accettazione da parte degli altri (b. di stima).

7. B. educativi.​​ Sono quelli che, una volta soddisfatti, portano la persona ad un grado ottimale di​​ ​​ maturità, proporzionalmente al periodo evolutivo che essa attraversa, e mirano a mettere la persona in grado di prendere delle decisioni libere. Come tali, essi fanno riferimento ad un quadro di​​ ​​ valori rappresentativo dei fini dell’educazione e che ha una funzione motivazionale, in quanto fa scattare la tensione verso decisioni e azioni orientate alla realizzazione delle mete condivise dal soggetto. In questo senso le risposte ai b. educativi vengono, da una parte, assunte da un progetto, implicito o esplicito, avanzato dalle agenzie educative e, dall’altra sono espresse in motivazioni, atteggiamenti, decisioni e azioni da parte dei soggetti in formazione. Quanto più il soggetto sviluppa un quadro valoriale sintonizzato con quello del progetto educativo personale e istituzionale, tanto più egli riesce a integrarsi nel percorso formativo. I b. educativi sono quindi strettamente collegati ai valori che li orientano e ne possono esistere tanti quanti sono i riferimenti valoriali condivisi dal soggetto. Spetta all’azione educativa l’offerta dei riferimenti di alto profilo valoriale che siano in grado di far emergere nei soggetti le motivazioni funzionali all’acquisizione dei fini educativi.

8.​​ Una tipologia dei b. Possiamo distinguere i diversi tipi di b. tra b. materiali e post-materiali, ognuno secondo una prospettiva personale e sociale. I b. materiali in prospettiva personale riguardano i b. primari che provengono dalla natura umana, biologica (ad es. il b. di mangiare, di bere, di dormire, ecc.). In prospettiva sociale fanno riferimento ai b. di alimentazione, di abitazione, di salute, di trasporto, di educazione, di lavoro, di credenza e di appartenenza. I b. post-materiali, in prospettiva personale fanno riferimento alla natura umana aperta alla realizzazione del sé: il b. di affetto, di stima, di rapporti sociali, di realizzazione delle potenzialità umane, di senso della vita, di trascendenza; in prospettiva sociale riguardano l’ambito della qualità della vita, favoriscono la realizzazione della persona in quanto membro di una società attraverso l’inserimento nei movimenti per l’ecologia, l’ambiente, la pace, la solidarietà verso i popoli, il benessere delle minoranze, i diritti degli svantaggiati, contro l’apartheid razziale e sociale, ecc.

Bibliografia

Freund J.,​​ Théorie du besoin,​​ in «L’Année Sociologique»​​ (1971) 13-64; Ronco A.,​​ Introduzione alla psicologia.​​ 1.​​ Psicologia dinamica,​​ Roma, LAS,​​ 31980; Springborg P.,​​ The problem of human needs and the critique of civilisation,​​ London, George Allen & Unwin Publishers, 1981; Poletti F.,​​ Le rappresentazioni sociali della delinquenza giovanile,​​ Firenze, La Nuova Italia, 1988; Donati P.,​​ Famiglia come relazione sociale,​​ Milano, Angeli, 1989; Fischer L.,​​ Prospettive sociologiche,​​ Roma, NIS, 1992;​​ Gustin M. B.,​​ Das necessidades humanas aos direitos, Belo Horizonte, Del Rey, 1999; Caliman G.,​​ Desvio social e delinquencia juvenil, Brasilia, Universa, 2006.

G. Caliman