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BURNOUT

 

BURNOUT

Il rischio del b. è molto attuale tra quanti sono impegnati in professioni di aiuto agli altri (psicologi, operatori sociali, medici, infermieri, insegnanti, operatori pastorali), cioè tra quanti investono le proprie energie attraverso un eccessivo coinvolgimento con i bisogni delle persone a cui essi si dedicano, una malattia da «eccesso di impegno» (Cherniss, 1983) che comprende una condizione di esaurimento emotivo derivante dallo stress dovuto a fattori sia personali che ambientali. È una sindrome multidimensionale che si traduce nel rischio di esaurire le proprie energie psicofisiche e di reagire ad un ambiente lavorativo considerato come troppo esigente ed incapace di apprezzare la propria dedizione (Gabassi - Mazzon, 1995).

1. A livello psicologico, il b. si riferisce ad un insuccesso nel processo di adattamento emozionale dinanzi alle richieste ambientali, una sorta di strategia che la persona adotta per rispondere alle tensioni stressanti che si accumulano nel contesto della propria professione di aiuto, con conseguenti comportamenti di demotivazione e di distacco emozionale, ma anche di logoramento psicologico dovuto al contatto estenuante e prolungato con le esigenze e i bisogni degli altri (Edelwich - Brodsky, 1980). Inoltre, dal punto di vista del contesto lavorativo, il b.​​ è considerato come l’esito di una condizione ambientale stressante divenuta ormai intollerabile per i diversi fattori che subentrano, quali il pagamento inadeguato, le condizioni di lavoro precarie, le situazioni di urgenza con cui gli utenti spesso rivolgono le loro richieste (Maslach, 1992; Freudenberger, 1974).

2. I diversi fattori che intervengono nella concezione del b.​​ hanno degli effetti anche sulle strategie di prevenzione: devono coinvolgere non solo la persona attraverso adeguate strategie di​​ coping​​ che permettano di rafforzare la stima personale e la soddisfazione lavorativa, ma anche l’organizzazione e l’ambiente di lavoro per umanizzarlo e renderlo più adeguato non soltanto alle esigenze della struttura lavorativa ma anche ai bisogni dell’individuo (Baiocco et al., 2004).

Bibliografia

Freudenberger H. J.,​​ Staff b., in «Journal of Social Issues», 30 (1974) 159-165; Edelwich J. - A. Brodsky,​​ B. stages of disillusionment in the helping professions,​​ New York, Human Sciences Press, 1980; Maslach C.,​​ La sindrome del b. Il prezzo dell’aiuto agli altri, Assisi, Cittadella Editrice, 1992; Gabassi P. G. - M. Mazzon,​​ B.: 1974-1994.​​ Venti anni di ricerche sullo stress degli operatori socio-sanitari,​​ Milano, Angeli, 1995; Maslach C. - M. P. Leiter,​​ B. e organizzazione. Modificare i fattori strutturali della demotivazione al lavoro,​​ Trento, Erickson, 2000; Baiocco R. et al.,​​ Il rischio psicosociale nelle professioni di aiuto, Ibid., 2004.

G. Crea




BURT Cyril

 

BURT Cyril

n. a Londra nel 1883 - m. ivi nel 1971, psicologo inglese.

1. Dopo esser stato allievo di McDougall a Oxford e aver portato a termine, come professore incaricato di psicologia a Liverpool (1907-1912), numerosi studi di tipo empirico e sperimentale sulla misurazione dell’intelligenza (nel 1909 aveva pubblicato sul «British Journal of Psychology» uno studio sui​​ ​​ test sperimentali di intelligenza generale e nel 1911 era stato il primo a costruire, sulla base dei lavori di​​ ​​ Spearman, una procedura per la somministrazione di gruppo dei test mentali) ottiene nel 1912, per interessamento di​​ ​​ Galton, il posto di psicologo scolastico retribuito presso la London County Council Education Authority, il consiglio di contea di Londra. Dirige successivamente una sezione di orientamento professionale dell’Istituto Nazionale di Psicologia Industriale ed è professore di psicologia all’Università di Londra.

2. I suoi studi su gruppi di bambini normali, ipo e iper dotati, e con caratteristiche antisociali, nonché quelli sui gemelli monozigoti educati separatamente, saranno considerati fondamentali per le successive indagini sull’infanzia e sull’educazione. In​​ Mental and scholastic tests​​ (1932), dopo aver proposto una revisione della scala di Binet-Simon, B. presenta una serie di test speciali relativi al livello di educazione raggiunto nella lettura, nella scrittura, nello svolgimento di temi, nell’aritmetica e in altre forme fondamentali di attività scolastica e, in disaccordo con Spearman, sostiene che i punteggi dei test rappresentano una misurazione non di una capacità generale ma di capacità operanti a differenti livelli, e cioè a livello senso-motorio, a livello percettivo, associativo, relazionale. Considera inoltre i fattori in cui la capacità fondamentale è scomponibile alla stregua di costrutti logici e non di agenti causali: servono cioè semplicemente a classificare in maniera coerente le correlazioni individuate fra i punteggi di test diversi. Nel 1938 avanza l’ipotesi di una correlazione fra classificazioni basate sulla contrapposizione tra introversione ed estroversione da un lato e differenze somatiche dall’altro. Propone inoltre uno schema di interpretazione del TAT in termini di livelli di organizzazione (coerenza), grado di osservazione dei particolari, fluidità verbale, estroversione-introversione. Infine, nel 1956 applica la teoria multifattoriale dell’eredità, basata sul metodo di analisi quantitativa di Fisher, all’analisi delle differenze individuali.

3. Considerato uno dei principali psicologi del secolo per le sue ricerche sui test attitudinali nella scuola, sull’ereditarietà dell’intelligenza, sull’analisi fattoriale in psicologia e per la grande influenza esercitata sulla psicologia e la pedagogia inglese, B. è invece divenuto in anni più recenti (in conseguenza dello scandalo suscitato dallo psicologo statunitense L. Kamin che nell’articolo​​ The science and politics of IQ​​ [1974] ha denunciato la manipolazione compiuta da B. sui suoi dati per dimostrare la tesi dell’ereditarietà dell’intelligenza) il simbolo di un’indagine psicologica fortemente connotata a livello ideologico e volta a sostenere interventi sociali e pedagogici selettivi e classisti.

Bibliografia

Glassey W.,​​ Educational development of children: the teachers’ guide to the keeping of school records,​​ with a foreword by professor Sir C.B., London, University of London Press, 1950; Hernshaw L. S.,​​ C.B.,​​ psychologist,​​ London, Hodder & Stoughton, 1979; Fletcher R.,​​ Science,​​ ideology and the media: the C.B. scandal,​​ New Brunswick / London, Transaction Publ., 1991.

F. Ortu - N. Dazzi




BUYSE Raymond

 

BUYSE Raymond

n. a Tournai nel 1889 - m. ivi nel 1974, pedagogista belga.

1. Ha insegnato per 10 anni nelle scuole secondo le sollecitazioni dell’attivismo (​​ Scuole Nuove); come ispettore scolastico e docente ha insistito sull’uso delle tecniche d’indagine nella verifica dei risultati e sull’organizzazione scolastica secondo i principi del taylorismo; è stato collaboratore di​​ ​​ Decroly con il quale ha scritto, ma dal quale ha dissentito contrapponendo la scuola dell’esperienza vissuta a quella che utilizza la ricerca sperimentale. Nel 1928 ha iniziato l’insegnamento all’Università cattolica di Lovanio, ove ha fondato e diretto il Laboratorio di​​ ​​ pedagogia sperimentale. I suoi meriti quale «capofila» della pedagogia sperimentale in Europa (​​ Dottrens) lo hanno portato ad essere il primo presidente di Paedagogica (1950), società internazionale di studi e ricerche pedagogiche e poi presidente onorario dell’AIPSLF (Associazione internazionale di Pedagogia Sperimentale di Lingua Fr.). È stato formatore di insegnanti e di ricercatori, animatore della ricerca sperimentale specie tramite i suoi allievi.

2. Ha cercato di definire il contributo della sperimentazione all’interno della pedagogia. Nell’insegnamento e nella direzione delle ricerche s’è occupato della scuola, dell’apprendimento, ha insistito sulla necessità della verifica dei risultati e d’una organizzazione razionale. Gli interessi culturali di B. hanno riguardato anche l’​​ ​​ orientamento e la famiglia.

Bibliografia

B.R.,​​ L’expérimentation en pédagogie, Bruxelles, M. Lamertin,​​ 1935; Bonboir A. et al.,​​ L’oeuvre pédagogique de R.B.,​​ Louvain, Vander, 1969; Gille A.,​​ R.B.,​​ promoteur de la pédagogie expérimentale,​​ in «Revue de Psychologie et des Sciences de l’Éducation» 10 (1975) 15-24;​​ Montalbetti K.,​​ La pedagogia sperimentale di R.B., Milano, Vita e Pensiero, 2002.

L. Calonghi - C. Coggi