ARTI LIBERALI
ARTI LIBERALI
Le discipline letterarie e scientifiche, che durante il → Medioevo costituivano l’insegnamento propedeutico alla filosofia ed alla teologia erano chiamate a.l. (artes liberales). Questa sintesi enciclopedica di scienze si era affermata già nell’età ellenistica (come enkyklios paidéia). Alla fine del II sec. a.C. passa a Roma e si sviluppa nel periodo imperiale.
1. L’espressione artes liberales compare già in → Seneca (Ep. ad Lucilium) e come tali sono descritte accuratamente da Marziano Capella (De nuptiis Mercurii et philologiae). Per → Agostino ed Alcuino esse dovevano preparare l’uomo alla scienza della religione (De doctrina christiana, IV; De ordine II, 430; De musica). Il nome latino deriva dal greco (eleuthéroi téchnai) e designa le arti degne di un uomo libero in contrapposizione a quelle utilitarie e meccaniche (bánausoi). Questa distinzione che troviamo già in → Platone (De re publica 405a; 522a) e in → Aristotele (Politica VIII, 2) viene ripresa da → Cicerone (De officiis I, 42; De oratore III, 32,126) che per le due classi di discipline usa i termini di liberales, ingenuae, honestae, o sordidae, inhonestae. Anche → Quintiliano le elenca (1,10).
2. Le discipline delle a.l. erano divise in due gruppi: trivio e quadrivio: grammatica, retorica, dialettica; aritmetica, geometria, astronomia e musica. Come si rileva facilmente, le discipline del Trivio raggruppano l’orientamento letterario-filosofìco-umanistico; quelle del Quadrivio l’indirizzo scientifico degli studi. Fu → Cassiodoro (De institutione divinarum litterarum e De artibus et disciplinis liberalium litterarum) a fissare maggiormente, dopo Boezio, il programma pedagogico contenuto nelle sette a.l., e così questa «enciclopedia» divenne la corsia preferenziale della ratio studiorum medievale propedeutica alla cultura filosofica, teologica, scientifica (→ Isidoro di Siviglia, Beda, Egberto, Alcuino). L’insegnamento del Trivio e Quadrivio durante tutto il Medioevo svolse una funzione, anche se modesta, di indubbia importanza per conservare e diffondere il patrimonio del pensiero e della cultura classica. Dopo il sec. XIII il trionfo dell’aristotelismo sviluppò una classificazione più ampia ed esatta delle scienze: questo portò alla graduale svalutazione ed obliterazione del Trivio e del Quadrivio.
3. Presso i Romani e nel Medioevo nell’insegnamento del Trivio la grammatica aveva per compito principale lo studio delle parti del discorso, basato sulla autorità degli antichi scrittori (classici): si articolava nella lectio (lettura del testo), nell’emendatio (commento letterale e letterario), nell’enarratio (critica del testo), nel iudicium (sintesi). Durante il Medioevo la grammatica abbracciava anche lo studio dei grammatici antichi e recenti (Elio Donato, Prisciano). La retorica presso i Romani ebbe primaria importanza: il suo fine supremo era formare il vir eloquentissimus. Comprendeva una parte teorica (generi di eloquenza: deliberativa, giudiziale, epidittica e le sue parti: inventio, dispositio, elocutio) ed una parte pratica: frequenti e svariati erano gli esercizi. Nel Medioevo la retorica non ha primaria importanza. La dialettica ebbe invece un predominio nella cultura medievale, perché tendeva ad identificarsi con la stessa filosofia di cui era la necessaria propedeutica. Le discipline del Quadrivio registrarono un minore sviluppo, perché riguardavano una preparazione scientifica ed una tecnica più specializzata: maggiormente studiate furono la geometria e l’astronomia piuttosto che l’aritmetica e la musica (da non intendersi però solo come studio dell’arte musicale).
Bibliografia
Marrou H. I., St. Angustin et la fin de la culture antique, Paris, Boccard, 1958; Wagner D. L. (Ed.), The seven liberal arts in the middle ages, Bloomington, Indiana University Press, 1983; Hadot I., Arts libéraux et philosophie dans la pensée antique, Paris, Études Augustiniennes, 1984; Dotto G., «Artes liberales», in M. Laeng (Ed.), Enciclopedia pedagogica, vol. I, Brescia, La Scuola, 1989, 896-901.
S. Felici