PEDAGOGIA ISTITUZIONALE
PEDAGOGIA ISTITUZIONALE
Indica una corrente contemporanea della p. francese che rifiuta una concezione autoritaria della scuola e si schiera, invece, a sostegno dell’autogestione pedagogica.
1. La p.i. nasce nel clima antistituzionale che caratterizza gli anni intorno al ’68, come punto di coagulo di una serie di tendenze: l’educazione attiva e cooperativa di → Freinet, la non direttività di → Rogers, le teorie psicodinamiche di → Lewin e le posizioni della psicoterapia istituzionale. Essa contesta la p. tradizionale, considerata astratta, teorica e burocratizzata, che crea solo conformità, passività, inibizione del desiderio e dell’iniziativa, e che, pertanto, non è in grado di cambiare la scuola e, in ultima analisi, la società anche perché sono le strutture sociali a condizionare il sistema educativo. Al contrario, la strada per una riforma passa attraverso il rigetto dell’«istituito», cioè dell’organizzazione imposta dall’alto a servizio degli interessi dominanti, e l’assunzione di un atteggiamento «istituente», cioè controistituzionale, che si concretizza nell’autogestione di persone e gruppi.
2. Nella scuola quest’ultima significa che l’insegnante interviene non più a partire dai contenuti precostituiti nei curricoli, ma dalle domande della classe, e lascia che siano gli alunni a decidere i metodi e i programmi. Il funzionamento del gruppo di autogestione è guidato dai principi della soddisfazione di tutti i suoi membri, dell’aggiustamento continuo ai loro desideri e dell’accesso al confronto con la società. Il compito dell’insegnante consiste nel ruolo di facilitatore dell’apprendimento, di analista, di tecnico dell’organizzazione. All’interno della p.i. convivono tre tendenze: una direttiva, di ispirazione marxista, secondo cui l’insegnante propone modelli di autogestione; una semi-direttiva, di origine freinetiana, nella quale la proposizione di modelli lascia ampio spazio all’autoformazione personale; una non-direttiva, di influsso rogersiano, che concepisce l’insegnante come puro consulente. La p.i., dopo il successo della fine degli anni ’60, è stata messa in discussione e viene criticata sia per la sua pretesa di realizzare le riforme basandosi solo sul microsociale, sia per la proposta di un’autogestione che manca di finalità e di motivazioni chiare. Al tempo stesso le va riconosciuto il merito di aver fornito un contribuito prezioso all’analisi delle istituzioni e allo sviluppo dell’approccio sistemico. Attualmente in Francia la p.i. è impegnata ad allargare l’analisi istituzionale dalla singola classe all’intero istituto.
Bibliografia
Lapassade G., L’autogestion pédagogique, Paris, Gauthier-Villars, 1971; Lobrot M., A quoi sert l’école?, Paris, Colin, 1992; Ardoino J. - R. Loureau, Les pédagogies institutionnelles, Paris, PUF, 1994; Meirieu P. - F. Oury, Y a-t-il une autre loi possible dans la classe?, Mouans-Sartoux, PEMF, 2001; Oury F. - A. Vasquez, Vers une pédagogie institutionnelle?, Vigneux, Matrice, 2001; Imbert F. - Le Grpi, La pédagogie institutionnelle pour quoi? pour qui?, Ibid., 2004; Laffitte R., Essais de pédagogie institutionnelle, Nîmes, Champ Social, 2006.
G. Malizia