MOVIMENTI ECCLESIALI
MOVIMENTI ECCLESIALI
La fede cristiana è sempre stata vissuta in forme associate (→ associazionismo), come mostra la storia delle confraternite e dei diversi sodalizi. In tempi recenti, però, soprattutto dal Concilio Vat. II ad oggi, si è assistito ad una nuova stagione aggregativa dei fedeli, caratterizzata sia dal riproporsi di precedenti associazioni, come la → Azione cattolica, sia dal sorgere e dal diffondersi di m., soprattutto laicali, che hanno dato rinnovato impulso alla vita della → Chiesa (→ Scautismo cattolico, Opus Dei, «Cursillos» di cristianità, Focolarini, Giovani cooperatori salesiani, Comunione e Liberazione, Gioventù aclista).
1. In un contesto culturale frammentato, che ha comportato anche la crisi e l’evoluzione delle strutture ecclesiali, i m. sono stati forze vive ed hanno avuto il merito di costituire polarità forti, capaci di orientare la fede di molti credenti e di raccoglierla in significative forme di esperienza ecclesiale. Nel far ciò, essi hanno contribuito non poco a dar forma storica a quella «ecclesiologia di comunione», che il Sinodo straordinario dei Vescovi del 1985 ha indicato come idea centrale del Concilio per interpretare il popolo di Dio. Pur interessandosi di ambiti pastorali diversi della vita ecclesiale, sociale, culturale e politica, i m. hanno contribuito a promuovere una rinnovata e preziosa azione educativa, tesa a far riscoprire e a far vivere la → vocazione battesimale del credente, che prima di ogni missione specifica consiste nella chiamata alla comunione col Cristo nella Chiesa.
2. L’educazione alla comunione organica, vissuta nella diversità e complementarità dei carismi, è anche all’origine della riconosciuta ed apprezzata varietà delle «pedagogie cristiane» che caratterizzano i diversi m., qualificate da specifici e rinnovati itinerari di fede, unitamente a moderne metodologie. Si tratta di itinerari elaborati e costantemente verificati alla luce di precisi «criteri di ecclesialità», in più occasioni richiamati nei documenti magisteriali, anche a fronte di qualche difficoltà a volte creata all’armonia della comunione dall’esuberanza di certi m. Seguendo la Christifideles laici li possiamo così indicare: 1) il primato dato alla vocazione di ogni cristiano alla santità, promuovendo un’intima unione tra fede e vita; 2) la responsabilità di confessare la fede cattolica su Cristo, sulla Chiesa e sull’uomo in modo integrale, in obbedienza al Magistero; 3) la testimonianza di una comunione ecclesiale salda e convinta in relazione filiale col Papa e il vescovo e in rapporto con le altre forme aggregative di apostolato nei confronti delle quali vivere relazioni di stima e di collaborazione; 4) la conformità e la partecipazione al fine apostolico della Chiesa, che consiste nell’impegno per una nuova evangelizzazione, la santificazione degli uomini e la formazione cristiana della loro coscienza; 5) l’impegno di una presenza nella società umana, a servizio dell’integrale dignità dell’uomo, alla luce della dottrina sociale della Chiesa.
Bibliografia
Cei, Criteri di ecclesialità dei gruppi, m. e associazioni dei fedeli nella Chiesa. Nota pastorale della Commissione episcopale per l’apostolato dei laici, 1981, ECEI / 3, nn. 587-612; Sinodo dei Vescovi, Vocazione e missione dei laici. Proposizioni, 1987, EV / 10, nn. 2103-2214; Esortazione apostolica post-sinodale «Christifideles laici» di sua santità Giovanni Paolo II su vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo, 1988, EV / 11, nn. 1606-1900; Pontificium Consilium Pro Laicis (Ed.), I m. nella chiesa. Atti del Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali Roma, 27-29 maggio 1998, Città del Vaticano, LEV, 1999; Id., Atti del II congresso mondiale dei m.e. e delle nuove comunità dal titolo «La bellezza di essere cristiani e la gioia di comunicarlo» (Rocca di Papa, 31 maggio - 2 giugno 2006, in stampa).
R. Rezzaghi