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INDUISMO

 

INDUISMO

Tra le religioni attualmente esistenti, l’I. è quella più antica, poiché esiste da quattromila anni. L’I. non è una religione organizzata e neppure un’unica religione, poiché si presenta come «un mosaico di religioni», da una religione della natura al politeismo o al monoteismo, dal panteismo al monismo; non ha un fondatore, né un’autorità centrale, né impone credenze, dogmi o pratiche religiose. Gli elementi comuni che caratterizzano un indù sono: fede nell’autorità infallibile dei​​ Veda;​​ fede in Dio, in una forma o in un’altra; fede nella concezione ciclica del mondo e della storia; fede nel​​ karma-samsara​​ (trasmigrazione delle anime); fede nello​​ mukti​​ o​​ moksha​​ (la liberazione definitiva dell’anima); osservanza della​​ varnasrama-dharma​​ (legge della casta e degli stadi di vita); qualche rito cultuale. Per comprendere il sistema di educazione (moderna ed antica) dell’India ci si deve riferire sempre al contesto religioso, che ha come scopo ultimo lo​​ moksha,​​ e anche ad alcuni concetti e categorie della vita sociale e del sistema di valori dell’I.:​​ varna​​ (quattro caste),​​ purusartha​​ (quattro scopi dell’esistenza umana) e​​ asrama​​ (quattro stadi della vita).

1.​​ L’educazione e le quattro caste.​​ La società induista è divisa in quattro caste:​​ brahmina,​​ ksotriya,​​ vaisya​​ e​​ sudra.​​ Esiste anche una quinta casta (pancama),​​ gli intoccabili o «paria». Anche l’educazione si basò su questa divisione delle caste; essa divenne monopolio delle tre caste superiori, mentre l’ultima casta (inclusi gli intoccabili e le donne) ne fu esclusa. Nel periodo vedico l’educazione consisteva principalmente nello studio dei​​ Veda.

2.​​ L’educazione e i quattro scopi della vita dell’uomo.​​ L’unico​​ summum bonum​​ della vita umana, secondo la​​ Sanatana Dharma​​ è lo​​ moksha:​​ lo stato di felicità assoluta (la realizzazione di Dio). L’educazione deve servire proprio a questo fine. I saggi, le scritture e i sistemi filosofici indicano numerose vie (morga)​​ e metodi (sadhana​​ o​​ yoga)​​ per arrivarvi e ogni branca della conoscenza deve servire a questo scopo. La conoscenza suprema, secondo le​​ Upanishad,​​ consiste nella conoscenza intuitivo-esperienziale del​​ Brahman.​​ Ma dato che l’uomo è una combinazione di materia e spirito, è necessario soddisfare i bisogni di entrambe le componenti per avere una vita felice. Per soddisfare i bisogni materiali, l’individuo deve cercare di fornirsi dei mezzi necessari:​​ artha​​ (ricchezza e fama); deve trarre dalla vita anche godimenti psico-fisici:​​ kama​​ (piacere e amore); però i beni materiali e i piaceri psico-fisici devono essere regolati secondo le norme morali:​​ dharma.​​ Così,​​ artha kama,​​ dharma​​ e​​ moksha​​ sono i quattro scopi della vita e l’educazione è diretta ad aiutare l’individuo a raggiungerli.

3. L’educazione e i quattro stadi della vita dell’uomo.​​ La vita dell’individuo è divisa in quattro stadi (a’srama): brahmacarya​​ (periodo di studi sacri),​​ grhastha​​ (vita di famiglia),​​ vanaprastha​​ (vita di eremita) e​​ sannyasa​​ (vita di perfetta rinuncia). Con il rito di iniziazione (upanayana),​​ verso i dieci anni di età, si è introdotti nel periodo di​​ brahmacarya​​ sotto la guida di un​​ guru​​ per essere istruiti nei​​ Veda​​ e ricevere l’educazione. Durante questo periodo lo studente lascia la sua casa e si trasferisce alla casa del​​ guru​​ o all’asram​​ (scuola o eremitaggio del​​ guru).​​ Il​​ guru​​ ha un ruolo assoluto e indispensabile; egli è colui che distrugge l’ignoranza (avidyā) – causa di tutti i mali – e rivela al discepolo la conoscenza sacra; è colui che proclama la giusta legge (dharma)​​ per la sua realizzazione finale. Questo periodo, che dura più o meno per altri dodici anni, è uno stadio di intensa vita religiosa (con quattro voti di castità, povertà, austerità e studi sacri) e disciplina monastica. Gli studi sacri consistono principalmente nell’imparare a memoria i​​ Veda,​​ ma questo periodo si riduce generalmente a pochi giorni simbolici. Nel secondo stadio, l’accento è sul matrimonio e sui diritti e doveri del capofamiglia. Durante questo periodo, anche se lo sforzo è prevalentemente fisico, il capofamiglia non deve esimersi dagli studi dei​​ Veda. Vanaprastha​​ è il periodo dedicato totalmente allo studio, meditazione, preghiera, insegnamento e a scrivere dei libri a beneficio dell’umanità intera. L’ultimo stadio (sannyasa)​​ è quello della «rinuncia totale», di «unione con Dio».

4.​​ Neo-I. e educazione.​​ I protagonisti del neo-I. (Dayanand, Vivekananda,​​ ​​ Gandhi,​​ ​​ Tagore e​​ ​​ Aurobindo) sono stati ispirati dagli ideali religiosi, però allo stesso tempo hanno cercato di unire questi ideali con il progresso materiale. Dayanand, per es., fondò nel 1875 la​​ Arya Samaj,​​ che aveva come scopo educativo la liberazione della società indù dai vari pregiudizi e superstizioni. Per realizzare questo scopo la​​ Arya Samaj​​ gestisce varie scuole e collegi dove grande importanza è data allo studio delle scienze naturali e applicate.

Bibliografia

Altekar A. S.,​​ Education in Ancient India,​​ Benares, Kishore,​​ 31948; Kabir H.,​​ Indian philosophy of education,​​ London, Asia Publishing House, 1961; Nanavaty J. J., «Hindu Education», in T. Husen - T. N. Postlethwaite (Edd.),​​ The International encyclopedia of education,​​ vol. 4, Oxford, Pergamon Press, 1985, 2257-2261; Mookerji R. K.,​​ Ancient Indian education.​​ Brahmanical and Buddhist,​​ Delhi, Motilal Banarsidass, 1989.

S. Thuruthiyil