HORNEY Karen
HORNEY Karen
n. ad Amburgo nel 1885 - m. a New York nel 1952, psicologa tedesca.
1. Dopo la laurea in medicina e la specializzazione in psichiatria porta a termine, presso l’Istituto Psicoanalitico di Berlino, il training psicoanalitico con K. Abraham e H. Sachs. Nel 1919 inizia l’attività privata e diventa membro ordinario dell’Istituto Psicoanalitico di Berlino. Pubblica, fino al 1932 (anno in cui si trasferisce negli Stati Uniti come condirettore dell’Istituto Psicoanalitico di Chicago), diversi lavori in cui è già evidente il suo profondo interesse per problemi di tecnica analitica e per le determinanti culturali della personalità nonché l’insoddisfazione per la teoria psicoanalitica classica. In particolare la H. discute la teoria pulsionale e l’universalità del complesso edipico. Considera inoltre l’angoscia di base, concettualizzata come «il sentimento del bambino di essere isolato e impotente in un mondo ostile» e derivante da fattori sociali e culturali, la condizione primaria per i successivi disturbi di personalità. Nel 1927 sottolinea, nel dibattito sviluppatosi nell’Istituto di Berlino sull’«analisi laica», la necessità di una preparazione medica e psichiatrica.
2. Nel 1935 è lettrice presso la School for Social Research e porta avanti la critica alla teoria pulsionale freudiana attribuendo un’importanza sempre più rilevante all’ambiente e ai fattori socio-culturali nella formazione della personalità. Nel 1941, per le sue tesi sempre più esplicitamente in contrasto con il pensiero psicoanalitico classico, viene sospesa dall’incarico di didatta presso il New York Psychoanalytic Institute: la H. presenta quindi le proprie dimissioni dall’istituto newyorchese e insieme a W. Silverberg e C. Thompson aderisce al gruppo dei cosiddetti «neofreudiani» o culturalisti. Nelle sue ultime pubblicazioni sottolinea l’importanza dell’interazione tra i bisogni fondamentali (il bisogno di avvicinarsi agli altri, di autoaffermarsi e di mantenere la distanza) e le richieste sociali nella formazione della personalità e propone, utilizzando il concetto di immagine idealizzata (definita come una immagine di sé fittizia e illusoria e che indica la distanza o discrepanza tra l’immagine che una persona ha di se stessa e il sé reale della persona) una serie di importanti considerazioni sullo sviluppo del Sé.
Bibliografia
tra le opere di H.: Die Technik der psychoanalytischen Therapie (1917), Maternal conflicts (1933), Psychogenetic factors in functional female disorders (1933), Self-analysis (1942) (Autoanalisi, Roma, Astrolabio, 1971), Feminine psychology (1967) (Psicologia femminile, Roma, Armando, 1973); Bres Y., Freud et la psychanalyste américaine K.H., Paris, Vrin, 1970.
F. Ortu - N. Dazzi