FERRIÈRE Adolphe
FERRIÈRE Adolphe
n. a Ginevra nel 1879 - m. a Ginevra nel 1960, pedagogista svizzero.
1. Fondatore nel 1899 del Bureau International des Écoles Nouvelles che si fuse nel 1925 nel Bureau International d’Éducation, fondatore della rivista «Pour l’Ère Nouvelle» (1931). Nel 1921, nel Congresso di Calais, fu tra i fondatori della Ligue Internationale pour l’Éducation Nouvelle. Svolse un’intensissima attività pubblicistica e culturale e fu promotore instancabile d’incontri, contatti e collaborazioni internazionali tanto da essere considerato uno dei massimi esponenti, in campo teorico e pratico, dei problemi internazionali dell’educazione. Si prefisse di riaffermare, difendere e diffondere i principi basilari della nuova visione scaturita dal movimento di Calais e nei suoi lavori (L’école active) interpreta le varie tendenze di riforma dalle loro origini spirituali rimproverando ai sistemi tradizionali di non tener conto della natura fisica e psichica dell’educando (→ Scuole Nuove). Di fronte alle tendenze che cercavano d’imporsi per una scuola attiva basata su metodologie e tecniche operative, F. fonda le Groupe français d’Éducation nouvelle (GFEN) per affermare la superiorità di una pedagogia sperimentale.
2. In F. sembra prevalere un atteggiamento eclettico, volto ad armonizzare spunti, dottrine, orientamenti e direzioni di pensiero di natura orginariamente diversa e non di rado contrastante; ciononostante esistono in lui dei nuclei tematici tali da denotare un convinto radicamento di natura metafisica ed etica. Ciò è dovuto sia ai suoi contatti con → Decroly e con → Dewey e più ancora alla concezione bergsoniana di Elan vital a cui si ricollega, pur non chiarendolo, il concetto d’interesse quale pietra angolare della scuola attiva. Sulla base di questo principio come della legge biogenetica, la sua pedagogia attivistica si svolge come dimensione vigilante rispetto alla spontaneità dell’educando in un orientamento spiritualistico. Il rapporto uomo-natura, la connessione tra apparato biofisiopsichico ed interiorità, appaiono collegati da una rete profonda di legami e condizionamenti reciproci che F. cerca di recuperare in un continuo riferimento alla psicologia sperimentale, alla psicologia del profondo, alla filosofia di tendenza evoluzionista e bergsoniana come a quella ascetico-mistica. La scuola attiva, pertanto, rappresenta la risposta operativamente necessaria alle istanze da lui indicate e professate. Anche se oggi la sua legge biogenetica può suscitare delle perplessità è indubbio che essa ha avuto il merito di elaborare una diversa educazione fondata sull’interesse vitale con il quale è possibile sviluppare un’adeguata concezione dell’uomo civilizzato, ossia di un uomo che anela alla libertà e alla convivenza.
Bibliografia
Faria de Vasconcellos A., Une école nouvelle en Belgique, Neuchâtel, Delachaux & Niestlé, 1915; Ferraro D., A.F. e l’attivismo scolastico, Bologna, Leonardi, 1970; Mencarelli M., «Il movimento dell’Attivismo», in Nuove questioni di storia della pedagogia, Brescia, La Scuola, 1977; Hameline D., A.F., in «Perspectives: revue trimestrielle d’éducation comparée» 23 (1993) 379-406.
C. Trombetta