1

EDUCAZIONE SPECIALE

 

EDUCAZIONE SPECIALE

Si può intendere come lettura delle potenzialità e dei bisogni individuali, e come formulazione degli obiettivi per il recupero e l’integrazione di soggetti in situazione di​​ ​​ handicap determinato da disabilità sensoriali, fisiche, intellettive e psichiche. In senso più lato è da riferirsi anche all’approccio pedagogico nei confronti di soggetti in situazione di grave svantaggio socio-culturale.

1.​​ Storicamente​​ l’e.s. nasce come risposta al problema di un recupero dell’handicappato da non intendersi esclusivamente in chiave terapeutica, ma che contempli tutti gli aspetti afferenti la dimensione formativa nel superamento del pessimismo della medicina e nella riaffermazione dell’importanza della relazione tra docente e alunno. Nel XIX sec. sono da considerarsi come pionieri dell’e.s. Itard e Séguin, seguiti all’inizio del XX sec. da​​ ​​ Montessori. Contemporaneamente Pinel ed Esquirol pongono le basi della moderna psichiatria in una concezione del manicomio come casa di cura più che come luogo di segregazione. Sempre all’inizio del XX sec. l’e.s. evolve in un approccio integrato tra psichiatria e pedagogia nell’indirizzo pragmatico dei laboratori inglesi protetti di Clarke, nell’ortopedagogia di​​ ​​ Decroly e Vermeylen e in Italia nelle asserzioni di De Sanctis.

2. L’e.s.​​ contemporanea​​ si colloca nel più vasto contesto di una​​ ​​ pedagogia generale che valorizza le differenze individuali in un percorso formativo in grado di orientare lo sviluppo dell’individuo secondo le potenzialità e le capacità personali. Questa prospettiva trae forza e legittimazione dal personalismo cristiano e dall’approccio ecologico-sistemico. Si riferisce, inoltre, alle riflessioni filosofiche intorno al pensiero debole, all’epistemologia scientifica e alla teoria della complessità. La formazione della persona handicappata poggia sul riconoscimento di un diritto soggettivo inalienabile e pone i suoi punti di forza in una progettualità responsabile, razionale, intenzionale e in una relazione interpersonale dove l’altro, non separato dal sé, determina la dimensione dell’incontro educativo. L’e.s. non viene più circoscritta ad ambiti settoriali, ma si pone in una prospettiva di prevenzione («normalità» da tutelare e rafforzare) e di intervento precoce (patologia da diagnosticare e controllare). Essa risponde ai bisogni di formazione delle «diversità» determinate da fattori biologici e sociali e, su quest’ultimo versante, a diversità nuove e originate dal carattere complesso e contraddittorio della società contemporanea che, soprattutto nella scuola, determinano situazioni di difficoltà, disagio e marginalità.

Bibliografia

Itard J.,​​ Sull’e. di un uomo selvaggio,​​ ovvero sui primi sviluppi fisici e morali sul giovane «sauvage» dell’Aveyron,​​ Parigi, Goujon, 1801; Séguin E.,​​ Théorie et pratique de l’éducation des enfants arriérés et idiots,​​ Paris, Baillière,​​ 1841; Montessori M.,​​ Manuale di pedagogia scientifica,​​ Napoli, Morano, 1921; Decroly O.,​​ Avviamento all’attività intellettuale e motrice mediante i giochi educativi,​​ Firenze, La Nuova Italia, 1951; Canevaro A. - G. Gaudreau,​​ L’e. degli handicappati,​​ Roma, NIS, 1988; Genovesi G.,​​ Scienza dell’educazione e pedagogia speciale, Roma, Carocci, 2005.

A. Augenti