EDUCAZIONE LIBERATRICE
EDUCAZIONE LIBERATRICE
L’e. è sempre stata concepita come una → liberazione (e → libertà) da condizionamenti personali e dipendenze esterne per uno sviluppo pieno della → persona.
1. L’e.l. però risulta originale perché nasce e si sviluppa in una situazione sociale concreta: quella dell’ → America Latina. Tale situazione genera, riproduce e fissa attraverso le strutture e la cultura un rapporto di sfruttamento tra i singoli e i gruppi sociali. Ne segue un ordine sociale ingiusto: una violenza culturale da una parte, una dipendenza interiorizzata dall’altra. L’e.l. si propone di aiutare a superare la dipendenza e instaurare tra gli individui e nella società un rapporto di intersoggettività piuttosto che di «cose». Elementi di tale pedagogia si trovano in diverse esperienze, ma il rappresentante di maggiore spicco è Paulo → Freire. Alla sua diffusione, con opportune correzioni, ha contribuito non poco il movimento educativo cattolico sostenuto dalla Conferenza Episcopale Latinoamericana (cfr. II Conferencia General, Medellín: Documentos finales, 1968, IV. Educación) e dalla riflessione sulla liberazione che si svolgeva in discipline e aree di azione collegate con la pedagogia (teologia, storia, sociologia).
2. Nell’e.l. è determinante la concezione della persona: soggetto del proprio sviluppo e destino, essere in divenire, che tende a trascendersi ed essere di più; che si trova però sotto pesanti condizionamenti a cui rischia di adeguarsi e arrendersi. Il primo obiettivo è aiutarla a superare la paura della propria libertà, a emanciparsi dalle categorie che la cultura ha fatto interiorizzare e dalle dipendenze che il sistema sociale ha legittimato, e a pensare autonomamente. Per questo non serve un’e. di trasmissione, che riproduce atteggiamenti, rapporti e norme: ci vuole una pedagogia problematizzante, fatta di comunicazione e di dialogo, e che ha il suo luogo più adatto nel gruppo. Il linguaggio diventa allora una ricerca, un cammino verso il pensiero critico, lo strumento principale della presa di coscienza e della prassi. Si tratta di ridare la parola al soggetto aiutandolo a superare il mutismo linguistico. Capire la portata concettuale e concreta dei termini in uso porta a scoprire i meccanismi di oppressione e dipendenza, mette in questione l’interpretazione che si ha della realtà e ispira la sua trasformazione. Le parole dunque vanno conosciute, decodificate e ricodificate. A partire da quelle che sono generatrici di nuovi significati e di conseguenze pratiche si costruisce una nuova e vera immagine della realtà. E. e coscientizzazione vanno di pari passo.
3. L’e.l. ha una forte accentuazione politica e utopica. La liberazione infatti è un impegno della persona e dei soggetti popolari; non può essere ottenuta dal singolo isolatamente. L’azione educativa e culturale include un progetto e un’intenzione politica di trasformazione delle strutture, dei rapporti e delle norme sociali.
Bibliografia
Freire P., L’e. come pratica della libertà, Milano, Mondadori, 1975; Celam, Educación evangelizadora, Bogotá, Celam, 1980; Freire P., Pedagogia da esperança, Rio de Janeiro, Paz e Terra, 1992; Aráujo Freire A.M. (Ed.), La pedagogia de la liberación em Paulo Freire, Barcelona, Graó, 2004; Torres Novoa C.A. (Ed.), Lectura crítica de Paulo Freire. Materiales para una crítica de la pedagogía problematizadora de Paulo Freire, Xátiva, Institut Paulo Freire CREC, 2006.
J. E. Vecchi