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AUTISMO INFANTILE

 

AUTISMO INFANTILE

Patologia psichica che comporta la predominanza relativa o assoluta della realtà intrapsichica con il conseguente distacco più o meno grave dal mondo esterno.

1. Il termine a., dal gr.​​ autós​​ (se stesso), è stato introdotto da E. Bleuler (1911) per sottolineare che nello schizofrenico il mondo interno prevale nettamente su quello esterno, per cui si verifica una massiccia chiusura nei confronti della realtà. L. Kanner (1943), studiando un gruppo di bambini affetti da a., ha ripreso il termine dandogli però una connotazione diversa e cioè intendendolo non tanto come espressione di un ritiro attivo dalla realtà, quanto invece di un’incapacità di sviluppare delle relazioni con l’esterno. In altri termini, mentre lo schizofrenico si ritira dal mondo, il bambino autistico non vi è mai entrato. Nel 1946 Kanner introduce il termine​​ a. i. precoce,​​ che sarà poi universalmente adottato.

2. L’a.i. precoce​​ detto anche​​ primario​​ tende ad evidenziarsi nei primi diciotto mesi di vita, con una proporzione oscillante dai 2 ai 4 casi ogni 10.000 nati e con una netta frequenza di 3-4 volte superiore nei maschi rispetto alle femmine. Oltre a questo primo tipo, è stato individuato un​​ a.i. secondario a regressione.​​ Esso è più raro, compare entro i primi trenta-trentasei mesi, dopo un periodo iniziale di sviluppo apparentemente normale e a seguito di eventi che comportano un allentamento dell’investimento materno.

3. I​​ sintomi​​ più significativi sono: isolamento estremo, bisogno d’immutabilità, stereotipie, identificazione adesiva, disturbo del linguaggio, uso autistico degli oggetti. Non sono chiare le​​ cause​​ che stanno all’origine dell’a. Alcuni insistono sui fattori organici (genetici, biochimici, neurologici). D’altra parte è però possibile riscontrare una patologia autistica anche in bambini che, almeno con gli strumenti di ricerca finora disponibili, non evidenziano alcun danno organico. Allo stato attuale emergono due orientamenti: uno che tende a sottolineare la prevalenza della base organica ed un altro che invece individua le cause in fattori prevalentemente psicodinamici.

4. Stante la​​ varietà​​ dei modelli interpretativi dell’a.i., le proposte terapeutiche sono estremamente varie. Appare sconsigliabile una terapia prevalentemente farmacologica. Inoltre è ormai superato il ricorso all’inserimento del bambino autistico in una istituzione globale, come suggeriva a suo tempo​​ ​​ Bettelheim. Attualmente, s’insiste per una cura che passa attraverso l’ospedale diurno. Gli autori ad orientamento psicodinamico (M. Mahler,​​ ​​ Winnicott, F. Tustin, W. R. Bion, D. Meltzer), proprio perché indicano la causa dell’a. nel fatto che il bambino all’origine non ha sperimentato il contenimento delle proprie angosce primarie da parte della madre, insistono sul concetto di​​ ambiente terapeutico,​​ inteso non come luogo fisico, ma come contenitore psichico fatto d’interventi psicoterapeutici, educativi, scolastici e ricreativi e di azione di sostegno ai genitori.

Bibliografia

Tustin F.,​​ A. e psicosi infantile,​​ Roma, Armando, 1975; Bettelheim B.,​​ La fortezza vuota,​​ Milano, Garzanti, 1976; Meltzer D.,​​ Esplorazioni sull’a.,​​ Torino, Bollati Boringhieri, 1977; Tustin F.,​​ Stati autistici nei bambini,​​ Roma, Armando, 1983;​​ Mazet Ph. - S. Lebovici,​​ Autisme et psychoses de l’enfant,​​ Paris, PUF, 1990; Lelord G. - D. Sauvage,​​ L’autisme de l’enfant,​​ Paris, Masson, 1990;​​ Tustin F.,​​ Protezioni autistiche nei bambini e negli adulti,​​ Milano, Cortina, 1991; Ballerini A.,​​ Patologia di un eremitaggio. Uno studio sull’a. schizofrenico, Torino, Bollati Boringhieri, 2002; Resnik S. et al.,​​ Abitare l’assenza. Scritti sullo spazio-tempo nelle psicosi e nell’a. infantile, Milano, Angeli, 2004;​​ Mistura S. (Ed.),​​ A. L’umanità nascosta, Torino, Einaudi, 2006; Quill K. A.,​​ Comunicazione e reciprocità sociale nell’a., Gardolo, Erickson, 2007; Donaggio a. et al. (Edd.),​​ A. e psicosi infantile, Roma, Borla, 2007.

V. L. Castellazzi